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Le fibre

4 Luglio 2017
(articolo del 9/3/2015)

Per vestire vegan è importante conoscere alcune nozioni di base, ma non è certo indispensabile essere esperti. La regola principale è sempre quella di leggere bene le etichette prima di fare un acquisto. Vediamo insieme le fibre più diffuse suddividendole in: naturali (vegetali o animali), sintetiche e artificiali.
 
Le fibre naturali
Queste fibre vengono ricavate da materie prime  presenti in natura o di origine animale (lana, seta) o vegetale (cotone, lino, canapa, juta).
Tra le naturali troviamo il diffusissimo cotone. È senza dubbio perfetto per chi vuole vestire vegan, ma va tenuto in considerazione il fatto che la sua coltivazione ha un fortissimo impatto ambientale  a causa delle elevate quantità di acqua che richiede, per non contare i concimi chimici e i pesticidi  utilizzati che contaminano i terreni per lungo tempo (a meno che non si tratti di cotone biologico). Inoltre la coltivazione di fibre naturali necessita di  superfici molto vaste  limitando in questo modo l’utilizzo per la produzione di cibo.
Il lino invece a differenza del cotone, ha uno scarso impatto ambientale in quanto necessita di poca acqua ed ha una buona resistenza ai parassiti, pertanto non richiede grande utilizzo di pesticidi.

Tra tutte, la fibra che più rispetta l’ambiente è la canapa. Ancora non si è trovato un modo per renderla un tessuto “attraente”, infatti i capi in questo materiale spesso hanno uno stile non molto accattivante per via della resa.

Passiamo ora alle materie prime naturali “nemiche” dei Vegan, ma che purtroppo sono molto diffuse.
Al primo posto troviamo sicuramente la lana, presente in quasi tutti i capi invernali, anche se a volte solo in piccole percentuali. Sulla lana spesso ci sono pareri discordanti, infatti viene ottenuta dalla  tosatura dall’animale e per questo motivo molte persone credono non sia “crudele”. Purtroppo le tecniche applicate per la tosatura sono ben lontane dall’immagine che spesso ci viene data o che magari ricordiamo dai nostri nonni. Sicuramente gli animali con questo tipo di pelo vanno tosati per questioni fisiologiche, ma i mezzi utilizzati e i risultati ottenuti non sono certo molto convenzionali. Ricordiamo inoltre che gli animali non più adatti alla produzione di lana vengono inviati al macello e quindi fanno parte della stessa catena industriale della carne e del suo sfruttamento.

La lana puo’ essere di pecora, di capra d’angora da cui si ottiene la lana mohair, da quella cachemire da cui si ricava l’omonima lana, o dal coniglio d’angora.
La seta invece si ottiene dal bozzolo della larva del baco del gelso. I filati grezzi della seta si ottengono attraverso un trattamento a vapore e dall’immersione in acqua calda dei
bozzoli. L’unica seta non crudele è la buretta indiana che viene ricavata dal bozzolo senza ucciderlo, difficile da trovare e molto cara.
 
Le fibre artificiali e sintetiche
Sono fibre create  dell’uomo e si distinguono in fibre artificiali e fibre sintetiche, entrambe vegan anche se non proprio a basso impatto ambientale.

Le fibre artificiali sono realizzate con materie prime presenti in natura. Tra le più comuni  e che spesso troviamo nelle  etichette dei capi che acquistiamo abbiamo  la viscosa, il cupro, il modal e l’acetato. Possiamo trovare capi composti interamente da queste fibre oppure mischiate ad altre. Vengono utilizzate principalmente per capi di abbigliamento come bluse, abiti (nel caso della viscosa e del cupro) e capispalla e capi più pesanti nel caso di modal e acetato.

Le fibre sintetiche invece sono ottenute da composti chimici di sintesi derivati dal petrolio, quindi il loro impatto ambientale è sicuramente più forte. L’acqua consumata per la creazione di queste fibre è molto elevata in quanto viene impiegata per rimuovere impurità, applicare colori e agenti di finissaggio e creare vapore. Nella stessa acqua viene scaricato di conseguenza un’enorme quantitativo di  sostanze chimiche. Da considerare anche che tutte le risorse non rinnovabili come il petrolio e  il gas ad esempio vengono emesse nell’aria generando notevole inquinamento.

Tra le fibre più utilizzate: il poliammide, il poliestere, l’elastan e l’acrilico. Le prime due vengono utilizzate per i più svariati capi di abbigliamento, sia mischiati ad altri componenti che interamente impiegati, ma anche come materia unica per borse e in generale tutto ciò che simula la pelletteria. L’elastan e l’acrilico invece si possono trovare in percentuali variabili mischiati con altri materiali. L’elastan puo’ essere utilizzato anche come unica materia per realizzare capi elastici quali costumi (la più comune lycra) mentre l’acrilico simula perfettamente la lana.

 

Tags: blog di moda vegan fashion & Veg tessuti naturali tessuti vegani
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